(Il titolo di questo post doveva essere “Android Market: DEVE cambiare qualcosa”, ma poi ho deciso di cambiare…)
Vorrei condividere su questo blog alcuni numeri circa la distribuzione di una mia applicazione su App Store di iPhone e sull’Android Market. L’applicazione in questione e’ l’ebook della Divina Commedia dantesca; applicazione semplicissima, gratuita, senza alcuna pretesa di rubare la scena agli e-book reader seri, dotati di ricerca fulltext, motori di rendering di maggiore qualita’, con ricche collezioni di testi e decine di opzioni. La “mia” (si fa per dire!) Divina Commedia, oltre che un’omaggio alla nostra letteratura, voleva essere un’esca, per cosi’ dire, per tastare il polso dei due application store, per capire se la stessa applicazione distribuita sui due canali poteva avere risultati comparabili.
Ovviamente il paragone e’ improprio, visto che gli iPhone/iPod Touch in circolazione sono molti di piu’ dei terminali Android. Ovvero, fatto 100 su iPhone non possiamo aspettarci altrettanto su Android. L’ultimo report di Gartner Group (http://www.gartner.com/it/page.jsp?id=1224645) dice che gli iPhone hanno raggiunto la quota del 17% del mercato degli smartphone (ancora dominato da Nokia e RIM, anche se mi sembra assurdo poter mettere nello stesso settore un N97 e un iPhone… ma questo e’ un altro discorso), mentre Android (cross manufacturer, ovviamente) per ora si ferma al 3.5%. Probabilmente, con l’arrivo del Milestone e una maggiore diffusione dei terminali Android, possiamo ragionevolmente pensare che questo valore possa essere salito al 5%. Non credo che il Nexus possa essere un terminale significativo, per ora.
Mi aspetto che la Divina Commedia sia scaricata soprattutto in Italia; ma mentre il pannello di amministrazione dell’App Store consente di conoscere la distribuzione per nazione delle applicazioni vendute (e, dunque, ho potuto verificare che l’Italia assorbe il 90% dell’installato della Divina Commedia), l’Android Market fornisce una vista complessiva (forse la cosa cambia per le applicazioni a pagamento, ma avendo pubblicato solo applicazioni gratuite non so dare info in merito), dunque posso fare solo delle ipotesi in merito.
Dubito che molti utenti scarichino la Divina Commedia per leggersela tutto d’un fiato: qualcuno lo fa per rileggere un verso famoso (magari solo la prima terzina!), qualcun altro per rileggere un canto che l’ha emozionato, qualcuno per averla a portata di mano prima di un esame o interrogazione, qualcuno per semplice curiosita’. Tutti queste persone, su iPhone, sono TANTE persone.
Veniamo ai numeri:
La Divina Commedia su Android ha totalizzato finora, ad un anno dalla pubblicazione sull’Android Market, poco piu’ di 3000 download.
La Divina Commedia su iPhone, pubblicata a fine Agosto 2008, continua a totale come minimo piu’ di 3000 download OGNI MESE, ma la media e’ ben oltre 5000 download al mese. Ci sono dei vistosi picchi alcuni mesi, per cui possiamo parlare di oltre 80000 download ogni anno. Quasi 20 volte i download fatti su Android. Supponendo che il mercato estero sia ragionevolmente trascurabile e che gli utenti Android abbiano la stessa curiosita’ degli utenti iPhone (non voglio pensare che questi ultimi siano esasperatamente propensi alla letteratura) significa che Android esprime un potenziale di 1/20 1/4 rispetto ad iPhone sulla stessa semplice, banale applicazione di e-book. Le applicazioni dimostrative della libreria Bluetooth per Android (Bluetooth Samples e Bluetooth Counter) hanno fatto numeri ben piu’ importanti, ma suppongo che il motivo sia che l’interesse per il tema (Bluetooth) non e’ limitato alla sola Italia ma, verosimilmente, anche al resto del mondo. Questo ovviamente ha senso se ipotizziamo diffusione dei terminali equivalente. Ma non e’ cosi’. Meno terminali e meno propensione al download si trasformano in un rapporto 1/20 tra Android e iPhone, il che rende molto doloroso affrontare lo sviluppo sulla piattaforma di Google (grazie Zip per le note).
E’ evidente che c’e’ qualcosa che non va nell’Android Market, sia per gli utenti che per gli sviluppatori. Come publisher, infatti, sono abbastanza seccato dall’impossibilita’ di avere un dettaglio per country oppure le statistiche mensili e non il dato cumulativo. Dopo un anno di esperienza, questi sono, secondo me, i principali limiti dell’Android Market:
1) la descrizione dell’applicazione e’ troppo breve: manca materialmente lo spazio per spiegare bene il funzionamento dell’applicazione, i suoi obiettivi, eventualmente anche i suoi limiti (ad esempio, la non compatibilita’ con un certo terminale o una certa versione di software);
2) pur essendo stata introdotta la possibilita’ di includere gli snapshot dell’applicazione, questi possono essere ZERO o DUE. Non e’ possibile mettere un solo snapshot o piu’ di due: mi sembra ridicolo;
3) chi pubblica una applicazione non ha la possibilita’ di vedere le statistiche di distribuzione aggregate per nazione e per mese: si ha un totale che, al massimo, puo’ essere gestito manualmente dal vendor che dovrebbe annotarsi mese per mese il totale e poi fare farsi la sottrazione di volta in volta per conoscere le statistiche mensili. Anche questo mi sembra una limitazione incomprensibile;
4) non esiste un posto sul web dove consultare il catalogo dell’Android Market (cosa, invece, possibile con iTunes su Windows e su Mac);
5) non e’ consentito segnalare una applicazione ad un amico direttamente dalla pagine di descrizione del market: si copia il nome su carta e si scrive un’email! 🙁
Credo che l’Android Market sia stato progettato, implementato e soprattutto MANTENUTO con una certa leggerezza.
E’ evidente che Apple cura meglio la parte supporto e marketing, ma mi sorge spontanea una domanda:
Un’azienda “normale” può sostenere uno sviluppo di applicazioni iPhone ed averne un ritorno economico? Io credo di no a meno di chiamarsi EA o Ubisoft
Ciao Stefano, interessante riflessione…
Però non ho capito i numeri: 80 vs. 3 mila
fa un rapporto di oltre 25, che però andrebbe
normalizzato di un fattore 5 (17% vs. 3.5%)
per cui il risultato finale sarebbe che
Android “avrebbe” un potenziale di “gradimento”
(a parità di diffusione) non di 1/20 ma di 1/4.
A parte ciò, forse l’unica consolazione per
Android è che Symbian ha numeri peggiori 😉
@Dario: cosa intendi per “azienda normale”? Sicuramente una Accenture no, non puo’ averne un ritorno significativo. Una azienda piu’ piccola certamente si. Per avere successo nell’App Store (e far soldi) occorre una buona idea e avere il fiuto per renderla appetibile worldwide.
@Zip: effettivamente lo sconforto mi ha fatto vedere le cose piu’ nere di quanto sono e infatti mi sono espresso male (ora correggero’ l’articolo). Il potenziale e’ di 1/4, dunque a parita’ di terminali in commercio iPhone genera quattro volte il giro di Android. Ma in termini assoluti resta il rapporto di uno a 20. Voglio dire: se un’azienda oggi investe due mesi per fare un’applicazione iPhone e due mesi per fare la stessa applicazione su Android, poiche’ in questo caso minore diffusione di Android e minore propensione al download (!) si vanno a sommare, tale azienda dovra’ aspettarsi un valore assoluto di 1/20 su Android rispetto a quanto realizzato con iPhone. E stiamo parlando di applicazioni gratis: penso che su quelle a pagamento la situazione sia nettamente piu’ tragica.
Per “normale” intendo un’azienda con qualche dipendente e calo il caso sull’Italia, i costi e i ritorni credo non tornino, almeno dalle simulazioni che mi ero fatto per conto mio, forse mi sbaglio 😉
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