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Una preview dell’iPad nel 2004?

Gli Incredibili e’ un film di animazione prodotto dalla Pixar nel 2004; e’ stato un film di grande successo commerciale (oltre 260 milioni di dollari di incassi!) e buon riscontro della critica. Come tante realizzazioni di Pixar e di Dreamworks, anche Gli Incredibili fa parte della tipica videoteca per bambini. E non solo bambini: a me lo ha regalato una cara amica per il compleanno e qualche giorno fa ho avuto modo di riguardarlo e scoprire… qualcosa di veramente incredibile.

Tutti sappiamo che la Pixar e’ stata resa cio’ che e’ oggi grazie al sostegno economico (e non solo) di Steve Jobs, che la compro’ nel 1986; il successo arrivo’ con Toy Story nel 1995, quasi dieci anni dopo l’acquisto di Jobs e circa 10 anni prima della pubblicazione de Gli Incredibili.

Guardiamo le cose da un altro punto di vista. Nel 2007 Apple lancia l’iPhone e nel 2010 arriva l’iPad. La leggenda (?) vuole che l’iPhone abbia avuto una gestazione di circa 5 anni (ovvero, i lavori sono iniziati due anni prima della pubblicazione de Gli Incredibili), ma pare che il lavoro originale di Apple su schermi touch sia iniziato su qualcosa riconducibile all’iPad piu’ che all’iPhone, ma che poi si decise di optare per il mercato della telefonia mobile, piu’ effervescente e reattivo in quel periodo. Comunque stiano le cose, e’ molto probabile che nel 2004 l’idea di “iPad” fosse nell’aria da quelle parti. E la cosa incredibile è che… Bob, il capofamiglia de Gli Incredibili, riceve un messaggio con qualcosa che ricorda PARECCHIO un iPad.

Si tratta di una tavoletta, evidentemente metallica, molto sottile e soprattutto con un unico (per quanto grosso) pulsante alla base.

Nel 2004 e’ passato inosservato come qualcosa di fantascientifico (mica banale a quei tempi avere un oggetto del genere, cosi’ sottile e con immagini in movimento ad alta definizione!), oggi passarebbe inosservato perche’ scontato. Nel mezzo, pero’, ci sono iPhone e iPad.

Chissa’ se in quei fotogrammi c’e’ un “assaggio” del futuro che Apple stava preparando…

Finalmente!

Non riuscire a circolare speditamente perche’ qualcuno ha parcheggiato in maniera idiota fa arrabbiare. Non trovare parcheggio perche’ qualcuno ha preso due posti per la sola pigrizia di fare una manovra in piu’. Ma trovare con difficolta’ un posto in un parcheggio a pagamento perche’ (nuovamente!) un egoista s’e’ preso ben due posti e’ la cosa peggiore, perche’ oltre al danno c’e’ la beffa. Specie se il parcheggio a pagamento e’ particolarmente costoso come i multipiano dell’Aeroporto di Fiumicino. Non e’ raro trovare anche la’ auto messe male che, di fatto, occupano due posti, oppure auto poste nelle aree di manovra, che rendono difficile sia l’entrata che l’uscita dal parcheggio. Spesso chi parcheggia malamente si trova la fiancata raschiata o lo specchietto a penzoloni, piu’ spesso al massimo si porta addosso le maledizioni di chi ha dovuto dare tante manovre per uscire.

Il fastidio nel parcheggio di Fiumicino deve essere arrivato in alto, se ADR ha deciso di lasciare questo avviso sul parabrezza di chi, diciamocelo, parcheggia “a cappero”:

Giungla

Non saprei che altro termine usare se non giungla per descrivere il parcheggio mostrato in questa foto.

Il SUV e’ parcheggiato nell’intersezione a T tra due strade. In primo luogo, e’ parcheggiato su un incrocio, il che impedisce di svoltare correttamente; inoltre, e’ parcheggiato contromano; in terzo luogo, costringe chi si immette nella strada perpendicolare (io, in questo caso) ad invadere la corsia opposta, dalla quale sopraggiungono coloro che arrivano da sinistra e vogliono immettersi nella strada. Insomma, nel caso migliore costringe ad acrobazie per avanzare, nel caso peggiore porta al rischio di un bel frontale; l’alternativa e’ fermarsi in attesa che Tarzan, Re di questa giungla, si degni di restituirci la strada libera. Dulcis in fundo, e’ parcheggiato sulle strisce, ma solo parzialmente (una sedia a rotelle dovrebbe passare tranquillamente).

Inutile aspettarsi che intervenga qualcuno…

Mezzi pubblici: mi arrendo

Ci ho provato per 18 mesi.

Ho sopportato 50-70 minuti complessivi per fare 8km (in linea d’aria). Ho sopportato la progressiva dilatazione dei tempi di attesa alla fermata, segno che il numero di autobus in circolazione è diminuito.

Ho sopportato i ritardi, le strade bloccate dalle auto in doppia fila che nessuno multa o rimuove (i vigili sono impegnati a fermare il traffico per far passare le auto blu?), i mezzi sporchi (non lavati), la puzza dei viaggiatori ignari delle norme igieniche, la follia di autisti che guidano al telefono o facendo slalon che rendono molto difficile mantenere l’equilibrio anche a chi non è (ancora) anziano.

Ho sopportato i percorsi infiniti dentro la stazione Termini per raggiungere la metro, la puzza di birra e urina ovunque, le forche caudine all’ingresso della scala mobile (dove non sai se quelle decine di persone che ti fissano stanno per assalirti o preferiranno il successivo), il timore di essere derubato essere anche solo strattonato da qualcuno barcollante con una birra in mano.

Ho sopportato il riscaldamento crematorio d’inverno e l’aria condizionata glaciale d’estate (a volte sostituiti, rispettivamente, dal finestrini aperti a gennaio e gas di scarico caldi d’agosto).

Ho accettato anche l’aumento del costo del biglietto e dell’abbonamento. Ho accettato i continui scioperi strategici di venerdi’, fatti apposta per allungare il weekend balneare sul litorale.

Ho accettato e sopportato per 18 mesi e dopo 18 mesi, traendo ispirazione in Gigi Proietti, “me so’ rotto er ca’”.

Mi arrendo. Avete vinto voi.

Addio! Ora gli stipendi d’oro dei dirigenti (che, peraltro, vanno in giro con l’auto aziendale e non con i mezzi pubblici) li paga qualcun altro. Io ci ho provato e credo che 18 mesi siano un tempo più che sufficiente a valutare la bontà o la mediocrità di un servizio. Sono convinto che non tutte le colpe siano dell’azienda di trasporto: i mezzi di trasporto pubblico funzionano se le strade sono in buone condizioni (e qui tocca al Comune), se il traffico è scorrevole (e qui tocca alla polizia municipale), se le persone sono rispettose di mezzi, arredi e stazioni (e qui tocca a tutti noi). Io la mia parte l’ho fatta, non è bastato.

Da oggi torno all’indipendenza del mezzo di proprietà: spenderò un po’ di più, ma risparmierò quasi 90 minuti di percorrenza al giorno, non subirò gli scioperi degli autisti e lo sporco diffuso. Probabilmente userò i mezzi pubblici come ancora di salvezza in caso di difficoltà, ma per il resto faccio da me. Vista la mia stazza, sto pure facendo un favore alla collettività, che avrà a disposizione un po’ più di spazio sui mezzi pubblici.

Ci provo, magari per 18 mesi. Poi ci rivediamo.

Cafone ad alte prestazioni

Avere una R8 in un periodo in cui la maggior parte delle persone può permettersi un’auto che costa un decimo della tua non ti autorizza a parcheggiare sulle strisce pedonali BEN VISIBILI.

Napolitano, Monti, Alemanno, Equitalia, Hello Kitty: e’ su questi personaggi che umiliano tutti i cittadini onesti che dovete infierire. E non perché è ricco: perché fa uso irrispettoso della sua ricchezza. Prendetegli la macchina e vendetela all’asta.

Le tante (troppe) risoluzioni dei device Android

Qualche mese fa l’ottimo sito Melablog ha pubblicato una infografica realizzata da Chris Koerner mentre si attendeva il lancio dell’iPad 3 (poi svelato come New iPad). L’infografica, che qui sotto riporto per semplicità, mostrava le (allora potenziali) 4 risoluzioni diverse nel mondo iOS (in realtà due, ciascuna con il suo doppio):

E’ immediato constatare che su Android le risoluzioni sono MOLTE DI PIU’; ho pensato,dunque, di rappresentare le dimensioni in scala di tutte le risoluzioni dei terminali Android che conosco finora. Alcune figurano due volte, ad esempio la 600×1024 (portrait) del primo Samsung Galaxy Tab 7″ e la 1024×600 (landscape) del nuovo Samsung Galaxy Tab 7″ Plus, poiché effettivamente mentre i tablet Android più recenti sono pensati per un accesso al 99% in landscape (si pensi, ad esempio, al fatto che la stessa applicazione Android Market funziona solo in lanscape!), mentre i primi tablet e altri oggetti ibridi come il Galaxy Note sono esplicitamente pensati per un utilizzo in modalità verticale.

(cliccare per vedere ingrandito)

Nel dettaglio:

  1. 240×320 del piccolo Huawei Ideos
  2. 240×400 del Samsung Galaxy Mini di qualche tempo fa
  3. 320×480 del primo HTC Dream (come il primo iPhone)
  4. 480×800 del Nexus One
  5. 480×854 del Motorola Milestone
  6. 540×960 del HTC Sensation
  7. 600×1024 del Samsung Galaxy Tab 7″
  8. 720×1280 del Samsung Galaxy Nexus
  9. 1280×800 di tutti i primi tablet Honeycomb, ad esempio il Motorola Xoom e il Samsung Galaxy Tab 10.1

Emerge cosi’ che ci sono 9 risoluzioni diverse, che diventano 11 se si considerano separate le due modalità portrait e landscape delle risoluzioni 600×1024 e 800×1280. Malgrado l’API di Android consenta di scrivere con una certa agilità UI scalabili, è innegabile che supportare una così grande varietà di risoluzioni e densità richieda più di una accortezza da parte di sviluppatori e designer. Ne è prova il fatto che, a partire dalla release 3.2, è finalmente arrivato il modo di specificare esattamente per quale display è progettato un layout, uscendo dalla logica “troppo sempliciotta” degli screen small, normal, large… Questo proliferare di risoluzioni è forse uno degli aspetti più controversi dell’evoluzione di Android e, per certi versi, sembra che a Mountain View abbiano sottovalutato il problema o semplicemente gli è sfuggito di mano.

Parcheggi di casa mia

Pubblicando sempre foto di parcheggi selvaggi nelle grandi citta’, si vive nella illusione che nel proprio paesino regni la civilta’, il rispetto delle regole che significa rispetto del prossimo. E invece e’ sufficiente passare un weekend “a casa” per constatare che nel paesino si manifesta la stessa arroganza e non curanza della metropoli: le strisce sono comodisse aree di parcheggio privilegiate, destinate ai macchinoni e lasciate libere da quegli sciocchi che le regole le rispettano. E qui, come nella citta’, i vigili sono totalmente assenti. Che amarezza…

Codemotion 2012

Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento con il Codemotion, che si svolgerà a Roma il 23 e 24 Marzo. L’edizione 2012 porta due grandi novità: l’evento si svolge in due giornate (venerdì e sabato) e in contemporanea su due città (Roma e Madrid).

Insieme al caro Emanuele Di Saverio (giusto il tempo di riposarci dopo la pubblicazione di "Android – Programmazione Avanzata") terrò un talk dedicato alla tecnologia NFC. Faremo una panoramica sulla tecnologia e una ricognizione sulle API che consentono di utilizzarla.

Libro Android Programmazione Avanzata

Dopo tanti mesi di lavoro, tanto codice, tanti device, tanta revisione è finalmente arrivato il libro scritto a quattro mani con Emanuele Di Saverio: Android – Programmazione Avanzata.

Il libro, pubblicato dalle Edizioni FAG di Milano e realizzato con la partecipazione di Samsung Italia, è dedicato a chi già conosce la programmazione su Android e vuole approfondire alcune tematiche avanzate. Niente “Hello World”, niente introduzione ai componenti grafici e alle Activity: solo tecniche avanzate o approfondimenti su argomenti solitamente poco trattati (ad esempio, il testing o la tecnologia NFC).

Il testo è, in un certo senso, la summa dell’esperienza maturata in diversi anni di lavoro sulla piattaforma Android. Nasce dal pratico (progetti industriali) e dall’esperienza concreta degli autori (da Android 1.x ad Android 4!). Mancano, pertanto, quegli argomenti su cui né io né Emanuele abbiamo mai lavorato intensamente (ad esempio, giochi e grafica 3D). Per chi fosse interessato, in questa presentazione sono descritti nel dettaglio i nove capitoli che lo compongono:

Il libro è già acquistabile presso:

Chi preferisse acquistare l’e-book può farlo qui: